Metodo coercitivo o metodo gentile?

addestramento-caneNell’ambiente dell’addestramento canino, tre sono le principali filosofie a cui bisogna rifarsi: il metodo gentile, il metodo coercitivo e un ultimo che utilizza le tecniche sia dell’uno che dell’altro.

Il metodo gentile è recente, venutosi a creare circa venti anni fa, ma che sta cercando di affermarsi nel mondo dell’addestramento canino: in molti sono del parere che non arrechi risultati soddisfacenti. Si concentra, essenzialmente, sull’abolizione delle punizioni in favore dell’uso di premi: non si guarda più ai comportamenti sbagliati, ma si pensa a rinforzare positivamente quelli corretti.

Questo metodo si basa sulla motivazione, presente in qualunque cane, di imparare e mantenere nel tempo solo quegli atteggiamenti che portano a se stesso un vantaggio. Servendosi del piacere e non della costrizione, invoglia il cane a stabilire volontariamente e con entusiasmo un’ottima collaborazione con il proprio padrone. Quando il cane avrà appreso il comportamento richiesto, il premio verrà gradualmente tolto.

Un istruttore cinofilo che si serve di tale metodo suggerirà al padrone di utilizzare la pettorina invece che il collare: la motivazione di tale scelta risiede nel voler evitare trazione sul collo, garantendo la possibilità al cane di comunicare correttamente coi proprio simili e godersi di più una semplice passeggiata. Sono assolutamente banditi tutti quegli strumenti coercitivi come collari a strangolo o quelli dotati di punte o addirittura quelli elettrici.

Il metodo gentile richiede molta pazienza e fiducia nell’educatore che deve anche tener conto dei tempi di risposta da parte del cane che saranno decisamente più lunghi, eppure creerà nel cane un atteggiamento mentalmente positivo, meglio predisposto anche all’iterazione con altri cani e con le persone.

Il metodo coercitivo, in cui si premiano i comportamenti giusti e si puniscono severamente quelli sbagliati, resta quello più utilizzato al mondo. Si tratta della scuola di pensiero più antica, basata sull’istinto e quindi che più si avvicina al modo di pensare del cane: i cani non sono come gli esseri umani e il loro linguaggio è fatto di minacce, ringhi e morsi. Senza contare che, a differenza del metodo gentile, i risultati risultano veloci e molto soddisfacenti: si aumenta la precisione dell’esecuzione fin dalle prime fasi dell’addestramento. 

Bisogna tener presente, tuttavia che spesso i cani reduci da questo rigido addestramento risultano privi di iniziativa, timorosi di sbagliare e che quindi eseguono un lavoro con nervosismo e controvoglia. Senza contare gli effetti della coercizione: si riscontrano stati di ansia e di stress, aggressività, insicurezza, paura, fobie, forme di evitamento, impotenza appresa, abbassamento delle difese immunitarie, traumi fisici.

Forse non vi è un modo giusto di lavorare con i cani, o sicuramente ognuno sceglie il metodo che ritiene più opportuno e più corretto, soprattutto in base alla propria etica professionale, le proprie capacità, la propria fantasia e le peculiarità del soggetto. Tuttavia, aumenta la propaganda che esalta il rinforzo positivo, che incita il padrone a guadagnarsi la fiducia e la stima del proprio cane con la gentilezza, la pazienza e l’amore, non con il terrore.

Tutto questo in favore di un profondo legame affettivo, preferito di gran lunga ad una sorta di schiavitù regolata dalla paura.

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